Il riciclo dell’EPS

Il polistirene espanso (comunemente conosciuto come polistirene o a livello europeo come EPS) è una materia plastica riciclabile meccanicamente praticamente all’infinito, essendo un termoplastico e non un termoindurente. Il suo numero identificativo è il numero 6, secondo il sistema di numerazione e abbreviazione che identifica i diversi materiali e comunemente si ritrova all’interno del simbolo del riciclo “ciclo di Mobius”. Questa indicazione facilita l’individuazione del materiale ai fini della raccolta, del riutilizzo e del recupero e prescrizione per quanto riguarda gli imballaggi in plastica.

Il riciclo dei manufatti in EPS nel post-uso è un circuito che comincia con il recupero sul territorio. In questa fase, uno dei punti di forza dell’EPS, ovvero la sua leggerezza, diventa invece una criticità, perché comporta problemi di ingombro durante il trasporto del materiale di scarto. Infatti il polistirene in quanto tale ha una densità variabile tra 15 e 25 kg/m3 e la densità apparente degli scarti oscilla fra 5 e 15 kg/m3, ma solo se essi sono perfettamente impaccati.
Fortunatamente esiste una notevole produzione di scarti a livello commerciale ed industriale, settori certamente più facili del rifiuto domestico dal punto di vista della raccolta, sia per la concentrazione di quantità, sia perché le aziende devono comunque sostenere un costo di smaltimento, passando in genere attraverso un raccoglitore.


Il riciclo del polistirene nel settore industriale e commerciale

Sono senz’altro questi i settori principali su cui puntare per un sistema di recupero strutturato dell’EPS, dove l’inquinamento del materiale è costituito principalmente da parti in legno o metallo e da nastri ed etichette, che è sempre possibile separare prima della macinazione dell’EPS in fase di riciclo. In questi settori è inoltre più facile istituire modalità di raccolta controllate ed individuare le fonti di scarti più o meno idonei.


Il riciclo del polistirene a livello domestico

A livello domestico è fondamentale che venga comunque diffusa una buona cultura del polistirolo, materiale ricilabile, e compresa l’importanza di una corretta raccolta differenziata, anche se le quantità sono ridotte rispetto agli altri prodotti utilizzati dall’industria e sia difficile tenere separati gli scarti sporchi – gli imballi impiegati per uso alimentare – dagli altri imballi, evitando commistioni con materiali diversi.

EPS e Economia Circolare

E’ interessante sottolineare come già da prima che l’economia circolare divenisse un driver di sviluppo comunitario, il settore dell’EPS nel processo di trasformazione fosse già un circuito “a zero rifiuti”.
L’articolo 183 del D.Lgs 3 aprile 2006 n° 152, infatti, definisce rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi”.

Gli sfridi di lavorazione e i ritagli che si generano dal processo di trasformazione dell’EPS e i prodotti eventualmente non conformi vengono riutilizzati nel ciclo di trasformazione stesso rappresentando nuova materia prima e sono più propriamente definiti nella legislazione vigente “sottoprodotti”.
Questi scarti pre-consumo derivanti dalla produzione possono quindi anche essere immessi direttamente sul mercato senza pretrattamenti, salvo l’eventuale macinazione o altre operazioni di riduzione volumetrica per via meccanica (compattazione per esempio), poiché già rispondenti ai requisiti merceologici del settore per ulteriori attività di produzione/trasformazione delle materie plastiche, essendo “materie prime secondarie all’origine” che non subiscono nessuna contaminazione e che non contengono sostanze estranee.
L’operatore che li produce, li trasporta, li riceve e li utilizza non è tenuto a sottostare alla disciplina che regola la gestione dei rifiuti in quanto non sono considerati tali.
Ecco perché la trasformazione dell’EPS costituisce un esempio di economia circolare ante litteram.

Diverso è lo scenario per l’ EPS post-consumo, dei manufatti provenienti dal settore dell’imballaggio o dell’edilizia, i due comparti principali in cui trova applicazione il polistirolo espanso.
Quelli provenienti dalle utenze domestiche, nei Comuni dove è attiva la raccolta differenziata, vengono raccolti insieme agli imballaggi in plastica; quelli provenienti da utenze professionali, in genere, devono essere gestiti e presi in carico da una azienda autorizzata. Le imprese che gestiscono i rifiuti di materie plastiche e che operano una prima trasformazione, ad esempio, macinazione o compattazione del polistirene espanso post-consumo possono porre sul mercato una materia prima seconda (MPS) dichiarandola quindi non più rifiuto in base alla UNI 10667.
La chiusura di questo circuito dimostra che, anche in questo caso, è possibile applicare il principio dell’economia circolare alla filiera dell’EPS.