Water Footprint dell’EPS

Quando si parla di sostenibilità dei materiali si fa spesso riferimento al consumo energetico e all’impronta di carbonio ma anche la “Water Footprint” – abbreviata in sigla WFP – è un importante parametro che deve essere tenuto in considerazione, perché permette di descrivere appieno l’impatto ambientale di un manufatto sull’ambiente.

In particolare consente di misurare la «quantità di acqua necessaria» per produrre un determinato prodotto, ovvero la sua “impronta idrica”, consentendo di individuare eventuali sprechi e capire quali interventi effettuare per preservare questa importante risorsa naturale.

La WFP rappresenta un indicatore ambientale destinato a diventare sempre più importante anche perché utilizza un bene facilmente quantificabile e perché la corretta ed efficiente gestione dell’acqua rappresenta oggi una necessità da cui risulta impossibile prescindere.

Ogni materiale di origine organica e rinnovabile, nasce dalla trasformazione di materie prime che crescono grazie all’acqua. Inoltre i processi di trasformazione di questi materiali avvengono anch’essi con l’utilizzo di acqua, i quali ne richiedono una quantità maggiore rispetto ad altri materiali che quasi non la utilizzano.

L’impronta idrica dell’EPS è stata misurata da AIPE, mettendola a confronto con i diversi materiali impiegati oggi per la realizzazione di imballaggi: l’EPS è risultata avere l’impronta idrica con il valore più basso in assoluto, con solo 6 litri di acqua impiegati per un kilogrammo di prodotto.